Eboli, riunione soci Bcc: “Conti positivi ma filiali chiuse, partecipazione in calo e richieste di maggiore democrazia interna”
Il 16 gennaio ad Eboli, presso l’Oratorio della Chiesa di San Bartolomeo, si è svolta una riunione dei soci della BCC Campania Centro, convocata dai vertici dell’istituto. Un evento che mancava da molti anni, ma che gli attuali amministratori hanno evidentemente ritenuto opportuno organizzare in vista della prossima primavera, quando l’assemblea dei soci sarà chiamata a eleggere il nuovo consiglio di amministrazione.
Il direttore, quanto ai risultati dell’esercizio appena chiuso, si è limitato a dire che i conti sono positivi perché confermano la solidità della banca. “Questo è vero, ma è l’unico risultato perché la solidità patrimoniale è merito esclusivo della gestione del Presidente Petrone, scomparso a giugno del 2020. Oggi invece la banca è “ferma”: gli impieghi, dal 2020 al 2023 (ultimi dati conosciuti) sono diminuiti di quasi il 2% (da 378 milioni al 31.12.2019 ai 371 milioni dell’ultimo bilancio approvato), mentre le BCC vicine hanno avuto incrementi rilevanti, qualcuna anche oltre il 50%, così come hanno ottenuto eccellenti risultati anche per la raccolta, sia diretta che indiretta, facendo emergere indici di bilancio ragguardevoli, mentre quelli di BCC Campania Centro mostrano uno stallo dell’operatività della banca”, dice Luciano Pierri.
“Tutto questo ha varie spiegazioni, sempre legate alle scelte gestionali del consiglio uscente. Le condizioni (tassi, commissioni, spese) non sono vantaggiose e la gente si rivolge ad altre banche. Dal 2020 sono state chiuse 7 filiali e per un’altra è stato deciso di farlo (delle 25 filiali al 31.12.2019, il 36% per cento è stato chiuso). Gli sportelli, poi, non fanno più operazioni di cassa nel pomeriggio. Il presidente uscente afferma che questo è avvenuto perché l’ha imposto la Capogruppo Iccrea, ma non è così, sia perché Campania Centro è l’unica BCC che riduce gli sportelli (le altre o li conservano o li aumentano addirittura), sia perché il rapporto con la Capogruppo non è di questo tipo, ma è la banca che decide e la Capogruppo può approvare. Per questo durante una riunione a San Cipriano Picentino i soci hanno chiesto di leggere le lettere di Iccrea con le quali negli ultimi anni sarebbero state imposte queste chiusure, ma i soci stanno ancora aspettando di vederle. Anche per la sospensione dell’attività pomeridiana di cassa i conti non tornano: tutte le banche, anche quelle di grandi dimensioni (Intesa, Unicredit, BNL) continuano a garantirla, mentre Campania Centro le chiudi, con il risultato che molti clienti vanno altrove. Tornando alla riunione di Eboli, la partecipazione dei soci è stata bassissima, se si considera che su 650 soci ebolitani ne erano presenti poco più di 20: il resto erano amministratori, dipendenti, soci di altre città venuti da fuori, così come c’era qualcuno che non è neppure socio. La banca ha giustificato l’irrisoria affluenza con l’orario scelto (le 18:00), ma se così è devono prendersela con sé stessi, visto che l’orario l’hanno stabilito loro.
In ogni caso, l’esigua presenza dimostra la disaffezione dei soci, come ha sottolineato il socio Rodolfo Pierri nel suo intervento. Per tentare di riavvicinare i soci alla banca l’occasione, ha detto Pierri, può essere anche il prossimo rinnovo del consiglio, che deve essere esercizio di democrazia economica e di confronto dialettico fra i soci, come ha riconosciuto lo stesso presidente uscente. Per far questo, ha sottolineato Pierri, occorre che sia presentata almeno un’altra lista, come accade nella quasi totalità delle BCC, anche perché molti soci disertano da anni l’assemblea perché si sentono inutili nella decisione di nominare gli amministratori, visto che dal 2004 solo il consiglio uscente presenta la propria lista.
A questo proposito, Pierri ha ricordato che secondo il Regolamento assembleare-elettorale doveva essere pubblicato uno specifico avviso ai soci, per informarli della possibilità di candidatura e per mettere a disposizione una specifica modulistica per la raccolta delle firme dei soci sostenitori. Intanto, questo avviso – che, secondo quanto aveva anticipato il presidente uscente a Pierri il 9 gennaio, doveva essere deliberato dal consiglio di amministrazione il 10 gennaio, non è stato ancora deliberato e non si sa quando ciò avverrà. Altre BCC, in tutta Italia, hanno da tempo deliberato (p. es., a metà dicembre) e dall’inizio di gennaio hanno pubblicato l’avviso di avvio della procedura, consentendo ai soci di avere a disposizione il doppio del tempo per raccogliere le firme. A questo si aggiunge che con la pubblicazione dell’avviso diventa anche possibile far autenticare le firme dei soci sostenitori dai direttori delle filiali della banca, come avviene per le deleghe, mentre oggi, in assenza di questo avviso, Pierri ha detto che loro possono raccogliere le firme solo davanti ai notai, con spese da affrontare e con difficoltà operative perché i notai non assicurano questo servizio tutti i giorni. A questo proposito ha citato l’esempio di una BCC del Cilento, pure del Gruppo Iccrea, che con 12.500 e solo 125 firme da raccogliere (l’1% dei soci, mentre per Campania Centro sono il 7% di circa 8.300 soci) l’anno scorso ha garantito ai soci di potersi rivolgere ai direttori di tutte le 40 filiali per raccogliere le poche decine di firme occorrenti, senza doversi recare dal notaio.
Pierri ha criticato con forza questo modo di fare e i relativi tempi, che per lui dimostrano il chiaro intento degli amministratori uscenti – che non devono allegare firme alla loro candidatura – di voler di fatto ostacolare proprio la presentazione della lista dei soci, e quindi agendo in senso esattamente contrario a quanto affermano circa la necessità del confronto e della democrazia. Questo, ha detto Pierri, è confermato anche dall’assenza di risposte alla richiesta di dati: ha fatto una richiesta via mail il 30 dicembre, reiterata a voce il 9 gennaio, via mail il 13 e via pec il 14, senza aver avuto ad oggi ancora risposta. L’affermazione del presidente uscente è stata che ha passato la richiesta agli uffici, dimenticando però che gli uffici dipendono da lui, per cui i ritardi – che soprattutto in questa fase non sono ammessi – sono comunque da ascrivere a lui.
Durante un vivace scambio di battute, il presidente uscente, messo alle corde da Pierri, si è lamentato di essere stato accusato da alcuni soci di essere un “matusalemme” e di essere sostanzialmente inerte, anche se ha riconosciuto che non è stato Pierri a fare queste affermazioni. “Fatto sta che se il presidente uscente non è proprio Matusalemme per anzianità anagrafica (ha 75 anni), di sicuro lo è per anzianità di carica all’interno della banca: è stato infatti sindaco effettivo dal 1981 al 1996, presidente del collegio sindacale dal 1996 al 2007, vice presidente del consiglio di amministrazione dal 2007 al 2020, anno dal quale è presidente. In totale 45 anni! Diciamo noi quanto è accaduto perché il resoconto pubblicato sul sito/indirizzo Facebook della banca non ha dato alcuna notizia di ciò”, scrive Donato Pierri.